Su Alvar Aalto

Alvar Aalto non ha bisogno di presentazioni. Finlandese, è uno dei maggiori esponenti dell’architettura moderna e cosidetta “funzionalista” del secolo scorso.
Ma ridurre Aalto a questo sarebbe un sacrilegio.
Ciò che più stupisce nell’architettura di Aalto è la straordinaria connessione che le sue opere riescono ad instaurare con la mente umana. Anzi, con l’umanità in generale.
Ripercorrere le opere di Aalto significa ripercorre l’idea di un architettura costruita e pensata per l’uomo e per il “viver bene”, dove ogni scelta è ponderata per favorire il benessere psicologico e fisico dei fruitori e degli utenti. Un’architettura per l’uomo, dove non c’è spazio per il formalismo ne per l’autoreferenzialità ma solo per un’attenta calibrazione dei contenuti della tradizione che vengono riplasmati nelle tematiche contemporanee.
Le tematiche da lui messe in campo sono state oggetto di numerosi dibattiti e non ho certo la pretesa di esaurirle. Ma mi limiterò a valutare 3 aspetti generali che ricorrono come un fil rouge nella sua opera e che, a mio modo di vedere, possono essere uno spunto per architetti e fruitori odierni.

1) L’umanizzazione dell’architettura

Uno dei temi più straordinari che l’architettura di Aalto ci lascia in eredità è la visionaria interpretazione di una funzionalità allargata: l’architettura non doveva e non poteva più considerarsi funzionale solo in conseguenza al fatto di rispondere a precisi requisiti tecnico-funzionali. La funzionalità doveva estendersi alla sfera psicofisica, perché solo estendendo in questo modo il concetto di razionalità si sarebbe potuta salvare l’architettura moderna.
Edificio simbolo della filosofia Aaltiana per il “funzionalismo sintetico” è il Sanatorio di Paimo. Qui la qualità unica del progetto sta nella combinazione di criteri rigorosamente funzionali e tecnici con accorte considerazioni psicologiche. Ogni scelta, dalla configurazione planimetrica alla scelta dei colori è pensata da una prospettiva diversa, dove l’architetto diventa fruitore, paziente in questo caso. Nella Biblioteca di Viipuri, l’organicità del controsoffitto e la posizione dei lucernari non sono conseguenza di un capriccio estetico ma di raffinate considerazioni piscologiche oltre che tecnico-funzionali.

Biblioteca di Viipuri, in evidenza il soffitto ondulato in legno

Biblioteca di Viipuri, in evidenza i lucernari

Sanatorio di Paimo

Sanatorio di Paimo: la natura come terapia

2) Natura

L’architettura di Aalto instaura con il paesaggio un rapporto di consonanza e dissonanza dove ogni elemento, pur dotato di una propria compiutezza, contribuisce al progetto nella sua globalità. In molte sue opere il giardino si fonde con la casa e diviene una vera e propria stanza e talvolta i suoi edifici si configurano come edifici a doppia faccia.
L’esempio più straordinario di questo approccio è sicuramente Villa Mairea, capolavoro dell’architettura moderna e icona di domesticità. In questa casa si ha la trasposizione della foresta in casa e viceversa: l’intera zona giorno può essere letta come una trasformazione della foresta in architettura grazie ai materiali, ai colori e ai dettagli, come le colonne, che recuperano i significati e i ruoli che gli alberi hanno per la foresta e li trasportano all’interno del vivere quotidiano.

Villa Mairea, vista interna

Villa Mairea

Villa Mairea, vista dalla corte

3) Morfologia

Infine, un tema che si intreccia inevitabilmente con i precedenti è quello della morfologia.
Le architetture di Aalto non si sovrappongono mai asetticamente al luogo, ma cercano di distinguersi da esso stabilendo al contempo un forte legame psicologico. Non di rado Aalto opta per la rimodulazione e ricostruzione del paesaggio, per dare risalto alla morfologia del terreno. Ne è un esempio La Maison Carrè: in questa straordinaria casa d’abitazione la sezione dell’edificio segue l’inclinazione naturale del terreno, opportunamente rimodellato e geometrizzato anche grazie a muri in cemento che evidenziano ed esaltano le curve di livello e l’andamento delle pendenze. Le stanze della casa vengono raccolte attorno al foyer costituendo una sorta di “borgo”, riunito sotto l’unica falda di copertura spiovente. La copertura connette l’ingresso con il soggiorno ponendo così i percorsi di fruizione lungo l’asse di pendenza del terreno che in questo modo viene reso palese e non cancellato o banalizzato.

Maison Carré

Maison Carré

Maison Carré, particolare della sezione con andamento parallelo al terreno

Maison Carré, vista del soggiorno

Questi 3 aspetti, spesso ricorrenti nelle sue opere, fanno da corredo a una moltitudine di tematiche che meritano spazi ben più approfonditi di questo ma che ci consentono di tenere a mente insegnamenti importanti, come quello di considerare sempre l’uomo, inteso nella sua totalità, come il centro dell’azione progettuale dell’architetto senza dimenticarsi che il luogo in cui sorge la sua architettura va compreso, rispettato e reinterpretato, dando così la possibilità di riconnettere uomo e natura.

Arch. Nicola Piacentini

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